Rolling Stones, Let It Bleed
1969, Decca
Copertina:
Concept Design: Robert Brownjohn (design), Don McAllester (foto), Trevor Key (assistente fotografo)
Torta: Delia Smith (torta), Victor Kahn (design, Sleeve & Poster)
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La copertina di “Let It Bleed” rappresenta uno dei capolavori di design discografico della fine degli anni ’60, frutto della collaborazione tra il designer grafico Robert Brownjohn e il fotografo Don McAllester. La copertina raffigura una scultura surreale ideata da Robert Brownjohn, mentre la fotografia è stata realizzata da Don McAllester con l’assistenza del giovane Trevor Key.
L’immagine è un’installazione artistica complessa e simbolica che riflette perfettamente l’atmosfera cupa e decadente dell’album. L’immagine consiste nel vinile di Let It Bleed suonato dalla puntina di un antico fonografo, con in equilibrio sul perno centrale del giradischi un quadrante di orologio, una pizza, un contenitore per pellicole e, elemento più iconico, una torta elaborata.
Un dettaglio affascinante è che la torta sulla copertina fu realmente preparata dalla allora sconosciuta Delia Smith, che sarebbe poi diventata una leggendaria personalità televisiva. Il suo coinvolgimento fu puramente casuale: era amica del fotografo Don McAllester, che le affidò l’incarico per aiutarla. Smith ricorda come McAllister le commissionò una “torta sgargiante”, così utilizzò glassa color malva e ciliegie rosse e verdi.
La composizione fotografica di McAllester trasforma questa installazione in un’immagine potente che anticipa i temi dell’album: decadenza, eccesso, e la fine di un’epoca di innocenza. La scelta di equilibrare elementi domestici e quotidiani (la torta, la pizza) con oggetti simbolici (l’orologio che segna il tempo che passa) crea una tensione visiva che rispecchia la musica contenuta nell’album.
Don McAllester operava in un periodo di grande fermento creativo, quando fotografia, design grafico e musica rock si influenzavano reciprocamente.
Il suo lavoro su “Let It Bleed” rimane probabilmente il suo contributo più noto alla cultura popolare, dimostrando come la fotografia discografica potesse elevare il design di un album al rango di opera d’arte visiva autonoma.
Un’altra nota storica: fu l’ultimo album degli Stones a presentare il cattivo ragazzo Brian Jones prima che venisse licenziato dalla band. A quanto pare, durante le riprese Brownjohn non si è mai trovato senza una lattina di birra in mano, poiché faceva parte del suo programma di disintossicazione da droghe e Trevor raccontò in seguito cosa accadde quando giunse il momento di trasformare la versione incontaminata della scultura fotografata per la copertina nella scena di distruzione che sarebbe apparsa sul retro. Con orrore di Don, Brownjohn si offrì volontario per distruggere la scultura a mani nude, cosa che era lontana anni luce da ciò che il meticoloso Don McAllester aveva in mente. Fortunatamente Don dissuase Brownjohn e poi lui e Trevor smantellarono il set, un piccolo pezzo alla volta. Alla luce delle sue opere successive, questo episodio illustra perfettamente quanto Trevor fosse adatto a essere l’assistente di Don e quanto Don fosse adatto ad aiutare Trevor a sviluppare il proprio stile. Che fine abbia fatto la scultura originale sembra essere oggetto di controversia, ma si può affermare con certezza che i frammenti rotti dell'”album” che compaiono sulla copertina posteriore hanno adornato la parete dell’appartamento di Trevor per molti anni a venire.

Concept Design: Robert Brownjohn (design), Don McAllester (foto), Trevor Key (assistente fotografo)
Torta: Delia Smith (torta), Victor Kahn (design, Sleeve & Poster)

Il disegno per la copertina di © Robert Brownjohn
Questi schizzi furono creati per simulare il design previsto per l’album dei Rolling Stones Let It Bleed del 1969. Il design si basava sul titolo provvisorio dell’album all’epoca, “Automatic Changer”, una nuova funzionalità di alcuni giradischi. Brownjohn realizzò la scultura visibile sulla copertina, composta da: una puntina/braccio di un vecchio grammofono, un disco, un piatto piano, un contenitore per bobine di pellicola, un quadrante di orologio, una pizza, una ruota di bicicletta e una torta speciale con miniature della band come decorazione. Tutti questi elementi erano montati su un perno extra lungo, come se fossero i dischi sul cambiadischi. Il retro della copertina era la stessa scultura fotografata in disordine, come se mostrasse le conseguenze di una grande festa.
Dimensioni delle opere 20,3 x 25,4 cm (ciascuna) Disegni a matita colorata su carta
Trevor Key
Trevor Key (1947–1995) è stato un fotografo e grafico di Hull. Ha studiato fotografia all’Hull College of Art e ha iniziato la sua carriera di fotografo professionista quando si è trasferito a Londra nel 1967 per lavorare per il Photo Group. Il lavoro di Trevor nell’industria musicale è iniziato nel 1969, quando è stato assunto come assistente del fotografo Don McAllester, lavorando al suo fianco alla copertina dell’album dei Rolling Stones, Let it Bleed.
Nel 1973, Key creò quella che probabilmente è la sua opera più famosa, la copertina dell’album Tubular Bells di Mike Oldfield, e nel 1976 venne fondata la Cooke Key Associates. Questa fu una collaborazione tra Trevor e il collega fotografo e designer Brian Cooke, e fu durante questo periodo che il lavoro di Trevor nell’industria musicale fiorì. La Cooke Key Associates divenne il reparto artistico di riferimento per la Virgin Records, creando copertine di album che ora sono diventate iconiche a pieno titolo. La Cooke Key Associates si sciolse nel 1981, quando Brian e Trevor scelsero di concentrarsi sul loro lavoro fotografico, ma la loro eredità continua nelle celebri copertine degli album che crearono e nel logo della Virgin Records che crearono insieme a Roger Dean nei primi anni ’70, che rimane in uso ancora oggi.
La carriera di Trevor fu tragicamente interrotta nel 1995, quando morì a soli 48 anni. Il suo archivio personale di oggetti di scena, bozze e fotografie risalenti a tutta la sua carriera è stato recentemente depositato a lungo termine presso il British Pop Archive, parte delle Collezioni Speciali dell’Università di Manchester, presso il John Rylands Research Institute and Library.
Sito: www.trevorkey.com

