The Velvet Underground & Nico, The Velvet Underground & Nico
1967, Verve Records
Copertina: Andy Warhol
Torna all’ INDICE del catalogo
La copertina dell’album The Velvet Underground & Nico (1967) rappresenta uno dei più iconici esempi di art design nella storia della musica rock. Andy Warhol creò quella che divenne nota come la “banana cover”, un’opera d’arte che trascendeva la semplice funzione promozionale per diventare un oggetto di culto.
L’elemento centrale è una banana gialla stampata su sfondo bianco, accompagnata dalla scritta “Peel slowly and see” in piccolo. La genialità dell’idea risiedeva nell’interattività: la banana era un adesivo che poteva essere letteralmente “sbucciato”, rivelando una banana rosa shocking al di sotto. Questo elemento tattile e sorprendente trasformava l’album in un’esperienza sensoriale unica.

La banana di Warhol funzionava su molteplici livelli interpretativi:
- Pop Art: Elevava un oggetto quotidiano a icona artistica
- Sessualità: Il simbolo fallico e l’atto di “sbucciare” aggiungevano un sottotesto erotico
- Interattività: Anticipava l’arte concettuale e partecipativa
- Commercializzazione dell’arte: Portava l’arte di Warhol nelle case attraverso la musica
Questa copertina rivoluzionò il concept di album artwork, dimostrando che la confezione poteva essere arte tanto quanto il contenuto musicale. Influenzò generazioni di artisti e designer, stabilendo un precedente per le collaborazioni tra mondo dell’arte e industria musicale.
Una edizione del 2008 della Vinyl Lovers (900051) riproduce la banana che si stacca ma priva del bordo giallo) aggiunge una traccia sul lato B: Chelsea Girls
Andy Warhol
Primi Anni (1928-1949)
Andy Warhol, nato Andrew Warhola a Pittsburgh nel 1928, crebbe in una famiglia di immigrati slovacchi della classe operaia. Fin da giovane mostrò talento artistico, studiando Commercial Art presso la Carnegie Institute of Technology (ora Carnegie Mellon University). Si diplomò nel 1949 con una laurea in Pictorial Design.
New York e la Carriera Commerciale (1949-1960)
Trasferitosi a New York, Warhol iniziò come illustratore commerciale, lavorando per riviste prestigiose come Vogue, Harper’s Bazaar e Glamour. La sua tecnica della “blotted line” e i suoi disegni di scarpe lo resero uno dei grafici pubblicitari più ricercati della città. Questo periodo gli fornì le competenze tecniche e la sensibilità commerciale che avrebbero caratterizzato la sua arte successiva.
La Nascita della Pop Art (1960-1964)
All’inizio degli anni ’60, Warhol iniziò a sperimentare con soggetti della cultura popolare. I suoi primi lavori iconici includevano le Campbell’s Soup Cans (1962) e i ritratti di Marilyn Monroe. Sviluppò la tecnica della serigrafia, che gli permetteva di produrre opere in serie, riflettendo i processi di produzione di massa della società industriale.
La Factory (1964-1968)
Nel 1964 Warhol aprì la “Factory”, il suo studio argentato che divenne il centro della controcultura newyorkese. Qui produceva arte, film sperimentali e supervisionava la band The Velvet Underground, di cui era manager e produttore. La Factory era un crocevia per artisti, musicisti, attori e figure eccentriche della scena underground.
I Film e l’Espansione Artistica (1963-1970)
Warhol realizzò oltre 600 film, spaziando da opere concettuali come Sleep (1963) – otto ore di un uomo che dorme – a film più narrativi come Chelsea Girls (1966). I suoi “Screen Tests” catturavano la personalità di celebrità e sconosciuti in brevi ritratti cinematografici.
Gli Anni ’70 e ’80: Fama e Commercialismo
Dopo l’attentato subito nel 1968 da parte di Valerie Solanas, Warhol si concentrò maggiormente sui ritratti commissionati di celebrità e magnati dell’industria. Fondò Interview magazine nel 1969 e divenne una figura centrale della vita notturna newyorkese, frequentando lo Studio 54.
Eredità e Morte (1987)
Warhol morì inaspettatamente nel 1987 dopo un’operazione di routine. Lasciò un’eredità artistica immensa: aveva trasformato il concetto stesso di arte, democratizzandola e rendendola accessibile attraverso la riproduzione meccanica. La sua visione profetica della società dell’immagine e della celebrità continua a influenzare l’arte contemporanea.
L’Impatto sulla Cultura Contemporanea
Warhol anticipò l’era dei social media e della cultura delle celebrità. La sua famosa previsione che “in futuro tutti saranno famosi per quindici minuti” si è rivelata straordinariamente profetica nell’era di Instagram e TikTok. La sua esplorazione della ripetizione, del consumismo e della superficialità rimane incredibilmente rilevante nel mondo digitalizzato di oggi.

