L’abilità nell’osservare il mondo con uno sguardo disincantato e distaccato. La puntuale attenzione nel raccontare storie facendoci navigare in prima persone nel mare magnum delle esperienze quotidiane, dei sentimenti contrastati, dei ricordi ancora vivi. Ecco: queste sono le caratteristiche che rendono un cantautore vero e unico. E Maurizio Costanzo, artista bolognese, ma con radici calabresi, al suo primo album “La faccia delle persone” (distribuito da Parametri Musicali e disponibile in formato fisico, per download digitale e su tutte le piattaforme di streaming) è un autore degno di essere annoverato nella cerchia sempre più ristretta del cantautorato impegnato. Gioca con le parole e riesce a sceglierle con molta attenzione nella costruzione di testi profondi e autobiografici. Molto interessante la sua capacità artigianale di dipingere scene emotivamente coinvolgenti e affrontare le incertezze che la vita ci pone. Ogni canzone trasmette una forte identità artistica, una profonda esplorazione delle contraddizioni personali, senza compromessi o distorsioni della realtà e lo fa sempre con uno stile sobrio, curato nei particolari, e una narrazione fluida e elegante.
L’album si apre con “Tutto quello che rimane”, una canzone in cui Costanzo affronta le sfide che molte persone incontrano nel creare legami sociali e spesso sprofondano in quella condizione buia e deprimente che è l’attesa passiva (“in equilibrio sulle corde / in equilibrio nelle stanze / in equilibrio tra le parole che non danno pace / sempre in cerca di una voce da ascoltare / qui seduti sul confine / noi prendiamo tutto quello che rimane”). Il testo evidenzia come, talvolta, ci si senta obbligati a indossare una maschera, nascondendo emozioni e sentimenti autentici.
A seguire “Cercami”, caratterizzata da un linguaggio semplice e da un tono intimo e colloquiale: versi che parlano di amori che persistono e si cercano reciprocamente (“cercami nel vento / nella bocca la tua voce il mio silenzio / cercami di fianco / negli affanni io rinasco e tu ti stanchi”). Il crescendo dinamico dell’arrangiamento la rende una delle tracce più interessanti dell’intero progetto.
Non manca poi un momento di conforto e resilienza di fronte a una vita priva di significato nel brano “Mi perdo in un bicchiere” (“privatizziamo anche le emozioni / e il rancore non ha più da dormire / se i poeti muoiono di sera dietro le porte ad aspettare / e poi fai sedere il destino sulle ginocchia che arrivo / chiedigli un favore ancora / se vuoi pareggiare o vuoi una vittoria”). Qui l’utilizzo di sonorità acustiche asciutte e prive di qualsiasi intervento elettronico, conferisce al brano un tono di profonda nostalgia, mentre la voce avvolgente si fonde con il groove soft delle percussioni.
“Biancaneve”, invece, pone l’attenzione sulla straordinaria forza e volontà delle donne quando si trovano ad affrontare ostacoli lungo il cammino della loro vita (“Biancaneve ascolta il mondo e il silenzio che ha dentro / allontana ogni mattina il destino e tutta la paura / poi arriva un temporale porta via ogni dispiacere / ma se attraversi il mare l’acqua è più fragile”). Con dolcezza gli arpeggi della chitarra riescono a conferire valore emotivo alla voce calda del cantautore bolognese: una voce che racconta in modo confidenziale come la felicità è sempre comunque a portata di mano. Basta solo cercarla.
Un altro brano significativo è “Mia madre ha il Parkinson” (attualmente in rotazione radiofonica) in cui Maurizio Costanzo riesce a catturare l’essenza di una battaglia interiore e di una realtà complessa. Esprime con grande delicatezza le emozioni di quanti stanno accanto a persone affette da malattie degenerative, mentre la melodia, intima e malinconica, accompagna perfettamente il racconto di una vita sofferente e vulnerabile: una vita che senza soluzioni di continuità scivola lentamente negli abissi di un dolore inevitabile (“allora dimmi cosa posso fare / sono il figlio di una bambola che ha sete e fame / le dita aggrovigliate e gli occhi che non hanno pace / si muovono per farsi capire”).
Poi troviamo “Come in una favola”, che mescola atmosfere folk e sonorità britpop, descrivendo il desiderio di una completa fusione con la persona amata, per raggiungere maggiore felicità e benessere. E mentre “L’ultimo giorno”, canzone dedicata a chi cerca di coltivare i propri sogni ma non riesce a godere i momenti belli della vita perché sopraffatto dalle eccessive pressioni quotidiane, l’ultimo brano del disco, “Aspettando amore”, mette a fuoco l’importanza dei sentimenti e come la loro mancanza possa indebolire e compromettere il nostro benessere. Non si tratta solo dell’amore romantico, ma abbraccia qualsiasi forma di affetto, anche quello platonico. È un invito a valorizzare i rapporti d’amore in tutte le loro sfaccettature.
Il disco si distingue per l’inconfondibile impronta stilistica del produttore bolognese Roberto Costa, una figura di riferimento nella musica leggera italiana, noto per le sue collaborazioni con artisti del calibro di Lucio Dalla, Ron, Luca Carboni, Mina e Gianni Morandi.
Questa la tracklist dell’album di cui Maurizio Costanzo è unico autore, sia dei testi sia della musica.
- Tutto quello che rimane
- Cercami
- Mi perdo in un bicchiere
- Biancaneve
- Mia madre ha il Parkinson
- Come in una favola
- L’ultimo giorno
- Aspettando amore

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Fulvia Cosentino