Articolo pubblicato su VIVIROMA MAGAZINE – 02 2015 FEBBRAIO a pag. 57
Pianista e cantante, è considerato uno dei migliori rappresentanti della più classica tradizione del blues, soul e jazz vocale nell’ambiente musicale romano e nazionale. Naviga da anni tra esibizioni dal vivo nei clubs ed in tourneé. Tra i mille impegni con musicisti italiani e stranieri ha inciso dischi ed ha fondato (assieme al compianto sassofonista Francesco Forti) il “Roma Spiritual Group”, gruppo che ha anticipato l’ondata gospel italiana degli anni ’90. Lo abbiamo intervistato al Pride Pub dove presentava un tributo a Ray Charles.
Chi è Mario Donatone?
Sono un pianista-cantante e faccio da anni blues, soul, musica nero-americana, eseguita in maniera particolare con il pianoforte… ma non faccio piano bar. Sono stato uno dei primi a suonare il piano blues qui a Roma dai primissimi anni ’80. Ero già appassionato di quel genere dalla fine degli anni ’70, quando facevo il Dj, poi nel 1981 vidi un concerto di Ray Charles a Roma e ne rimasi conquistato ed da allora il blues è diventato il “mio” genere.
Come hai iniziato la tua carriera di musicista?
Alla fine degli anni 70 con la Roma Blues Band la cui ultima formazione vedeva anche la partecipazione di Federico Zampaglione che pochi conoscono anche come chitarrista blues!
Inoltre ho suonato e collaborato anche con solisti nero-americani (Harold Bradley, Herbie Goins, Crystal White) e gruppi vocali di gospel.
Ti piacerebbe suonare con qualcuno in particolare e/o a chi proporresti la tua musica?
Le collaborazioni oggi sono meno facili che in passato. Una volta si riusciva a suonare in tutta Italia perché c’erano più possibilità economiche…comunque mi piacerebbe fare dei progetti con il chitarrista acustico blues Beppe Gambetta con cui recentemente ho fatto un concerto all’Auditorium dell’ Università Cattolica del Sacro Cuore e con Claudio Bonfanti, altro chitarrista acustico strepitoso. Ovviamente anche con Federico se non avesse tanti impegni con i Tiromancino.
E la tua carriera solistica? Presentaci il tuo ultimo CD: Blues for Joy
Ho pubblicato nel 1989 il mio primo CD dal titolo “Blues Immaginario” e nel 2011 è uscito “Blues for Joy”, con il mio gruppo Mario Donatone Soul Circus e con musicisti del calibro di Rodolfo Maltese (Banco del Mutuo Soccorso) e di Henry Cook, valente jazzista di Boston. (Il cd, è disponibile anche su iTunes).
Il CD è cantato in inglese perche è la lingua del blues! Parlo di luoghi e persone che fanno parte della mia storia italiana e di quello che è mi è più caro. Ad esempio in un brano presento la E45 che è una strada che agli inizi percorrevo per andare al nord per risparmiare l’autostrada …ma non è la ROUTE 66 americana: ho preso solo lo spunto! Poi c’è il blues underground sulla stazione Termini dove ho fatto il pianista in un bar prima dei binari….E c’e’ anche un pezzo ovviamente dedicato a Ray Charles!
Quali sono i tuoi progetti futuri?
Essendo anche un direttore di cori sto preparando una versione vocale di Porgy and Bess che è un’opera musicata da Gershwin. Poi ho un trio con cui sto preparando un lavoro sulle canzoni (il song book) di Duke Ellington. Con la Giò Bosco Band con cui ho fatto recentemente uno spettacolo all’Auditorium e uno al Palazzo delle Esposizioni di via Nazionale, stiamo progettando un disco nuovo di brani originali.
Il disco che ti ha cambiato la vita?
Sono abbastanza “onnivoro” musicalmente. Inizialmente ero un seguace del rock e del Rhythm and blues, del soul e sentivo il jazz ma non lo capivo. Ebbi una illuminazione quando ascoltai il disco di Thelonious Monk con John Coltrane del 1961: alle prime note sul solo di Monk su “Ruby, My Dear” fu come se mi si aprisse una finestra facendomi conciliare il mondo del blues con quello del jazz. Da allora ho continuato a cercare di vedere la musica a 360 gradi prendendo le influenze che mi interessavano in particolare il grande uso dello spazio che c’è nel jazz e il groove più terreno che c’è nel blues e nel soul.
Cosa consiglieresti a chi si vuole avvicinare al tuo genere e al mondo della musica in generale?
Per un giovane musicista consiglierei di non farsi imbalsamare il cervello dal web ma preferire il campo di battaglia della jam session, muoversi per i locali sentire e suonare dal vivo il più possibile.
Lo studio del solfeggio e il non cadere nei carrozzoni preconfezionati dei talent show sono due consigli che posso dare! Perché bisogna sempre rispettare la capacità di crescere delle persone.
La musica non è un gioco; è qualcosa di profondo che può aiutarti a stare meglio in armonia con gli altri e a darti delle cose che ti aiutano nei momenti duri della vita. E’ una cosa che unisce e alleggerisce tante rigidità nei rapporti tra le persone. E’ un valore che ci siamo conquistati perche la musica è un fenomeno di massa relativamente da poco, solo che il meccanismo con cui viene proposta a volte risente dell’”iperconsumismo”con dei team che devono “lucrare” sulla faccia di giovani inesperti. La musica è in crisi perche non c’è ricambio generazionale. Quando una generazione non ha voce viene solo sfruttata…
Dove possiamo trovare notizie sulla tua attività concertistica e discografica?
http://www.facebook.com/MarioDonatone
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Intervista di Daniele Massimi e Giuseppe Bellobuono
Exhimusic – Percorsi nella musica
www.exhimusic.com – exhimusic@gmail.com
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