Uscirà il 26 maggio 2018 redisCOVERed, il nuovo album di Judith Owen. La cantautrice gallese si misura per la prima volta con un disco di cover, omaggiando alcuni dei suoi artisti di riferimento con il suo inconfondibile stile musicale.
Per la maggior parte degli artisti, fare un album di cover è l’ultima spiaggia, o una scelta di comodo quando la creatività è in fase di stallo o c’è un contratto da adempiere… ma Judith Owen non la pensa come gli altri artisti.
Questa affascinante cantautrice ha raggiunto l’apice della sua carriera nel corso degli ultimi due anni. Il suo album precedente, Somebody’s Child, è stato adorato dalla critica di tutto il mondo. Le sue esibizioni dal vivo, sia come headliner sia come opening di Bryan Ferry in Europa e Nord America, hanno entusiasmato gli ascoltatori e conquistato nuovo pubblico.
Quindi, se tutto andava per il verso giusto, perché ricorrere alla musica degli altri per il nuovo album redisCOVERed in uscita il 25 maggio 2018 in tutto il mondo?
La risposta di Judith è semplice: voleva fare un regalo. “Nel corso degli anni – spiega Judith Owen – tantissime persone, quando hanno ascoltato brani altrui interpretati da me in maniera insolita, mi hanno chiesto perché non pensassi ad incidere una raccolta di cover. Così mi sono fermata a riflettere sul motivo che mi spinge ad eseguirle, sul perché alcune mi regalano un enorme senso di piacere”.
Domande che trovano facilmente delle risposte quando si ascolta redisCOVERed. Come ha fatto fin da piccola, quando si misurava con Mozart e Debussy sul pianoforte della sua famiglia, o più tardi quando suonava per ore nei pianobar soddisfando le richieste dei clienti, in questo disco Owen prende in mano canzoni celebri e le rende sue, modellando melodie e testi per adattarli al suo stile inconfondibile.
“Sia chiaro: non faccio karaoke. Non mi esibisco o canto musica a meno che non significhi qualcosa per me. Con questo disco volevo rendere queste canzoni importanti per me, per trovare in loro la mia verità”.
Ogni canzone ha dunque un significato molto preciso per Judith. In alcuni casi, i collegamenti sono abbastanza immediati. Per esempio quando Judith rende omaggio a Joni Mitchell, una delle artiste che l’ha influenzata maggiormente, registrando Cherokee Louise e Ladies Man. “C’è una battuta in Ladies Man dove Joni canta “Perché continui a cercare di farmi diventare un uomo?’’ e quando ho incontrato Joni ho capito esattamente di cosa stava parlando. Lei è come se fosse uno dei ragazzi. Non si fa strada attraverso la sua femminilità, ma solo grazie alle sue abilità. La cosa più importante è essere rispettati sul palco e in studio. Tuttavia ci sono state volte in cui ho desiderato che le persone con cui lavoravo potessero notarmi come donna. Lei è riuscita a centrare il punto in quella battuta e mi ha davvero toccato”.
Significativa anche la scelta di Black Hole Sun dei Soundgarden, band icona del grunge che Judith interpreta con grande verve in omaggio al compianto Chris Cornell: “E’ la migliore canzone sulla depressione e sul vivere nell’oscurità che abbia mai sentito. Non era possibile rendere la canzone più oscura, così ho deciso di portare vivacità al suo interno, che è come mi sento sempre quando indosso la mia maschera di determinazione. Come la maggior parte delle persone che lottano contro i loro demoni, che hanno la loro faccia “da giorno” con la quale vanno in giro, per non permetterti di vedere cosa stia succedendo dentro di loro”.
La più grande prova di Owen nel disco, però, è stata probabilmente misurarsi con il mondo dell’hip-hop moderno, toccato con Hotline Bling di Drake. “Ho detto a Harry (Shearer, suo marito, ndr) di scegliere un brano contemporaneo ed estremo rispetto al mio stile, un brano in cui avrei fatto fatica ad immedesimarmi. Ma ovviamente ci sono riuscita, perché questa canzone mi ha ricordato quando aspettavo la telefonata di un ragazzo che mi chiamava solo quando non c’era nessuna migliore di me con cui uscire”.
E poi c’è Dream a little dream of me, che “mi era stata chiesta per il matrimonio di un amico e si è trasformata nel finale perfetto per questo album”.
Completano il disco classici pop come Summer Nights da Grease, hit moderne come Shape Of You di Ed Sheeran o Can not stop the feeling di Justin Timberlake, canzoni iconiche come Blackbird dei Beatles o Smoke on the water dei Deep Purple, evergreen delle piste da ballo degli anni ’70 come Hot Stuff di Donna Summer o Play that funky music di Wild Cherry. “Tutte grandi canzoni che mi sono divertita a decostrure – spiega Judith – e nelle quali ho trovato dei riferimenti alla mia vita. Una canzone significa così tante cose diverse per persone diverse, e queste cose sono tutte vere”.
Registrato dal produttore vincitore di un Grammy David Bianco, l’album ha visto la partecipazione di straordinari musicisti: in primis il leggendario bassista Leland Sklar (già compagno di palco di James Taylor, Carole King e Leonard Cohen), ma anche il percussionista Pedro Segundo. Hanno contribuito inoltre Paul Beard, George Shelby, Michael ‘Maz’ Maher, Nicholas Payton, Gabriella Swallow e Lizzie Ball.
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