All’inizio del 1983 gli U2 con il loro terzo album WAR entrarono direttamente nella storia della musica rock internazionale e da quel momento in poi ci rimasero per molti anni. L’album registrato sotto la guida di Steve Lillywhite che con l’introduzione di alcune nuove tecniche di registrazione per l’epoca (tra cui l’inserimento di una traccia click per aiutare il batterista Larry Mullen, inizialmente contrario, per mantenere il tempo alla perfezione), rappresenta senza dubbio il suono definitivo del gruppo dopo gli esordi e diventa un vero e proprio marchio di fabbrica.
L’album prende il titolo dagli avvenimenti che avevano caratterizzato il 1982 come l’anno della guerra e rappresenta anche un modo per dare un certo spessore alla musica e ai testi di Bono e compagni che alcuni critici riguardo ai primi due album: “Boy” e “October”, ritenevano abbastanza leggeri da questo punto di vista.
Non dimentichiamoci poi che gli U2 sono una band irlandese e i problemi dell’Irlanda del Nord erano conosciuti e magari parlare di temi pesanti come la guerra avrebbe potuto ritorcersi contro dagli ascoltatori diciamo tradizionali e questo ha spinto il gruppo a comporre melodie dirette e semplici. Dal punto di vista sonoro, la chitarra di THE EDGE è meno ricca di effetti di delay ed eco ma l’atmosfera a livello di feeling non ne risente per nulla. Tutto suona più equilibrato con il basso di Adam Clayton a fare da “collante” musicalmente con linee semplici, potenti e dirette.
Anche se tutti i pezzi di “WAR” sono accreditati a tutto il gruppo, in realtà, alcuni brani sono stati composti dai singoli componenti. Ad esempio “SUNDAY BLOODY SUNDAY”, è stata scritta da THE EDGE ed è sicuramente uno dei brani fondamentali nella storia degli U2. Dall’apertura con il ritmo della batteria, quasi marziale, e il leggendario riff di chitarra, insieme con l’interpretazione sentita e passionale di BONO alla voce, il brano, che descrive i sanguinosi eventi accaduti nel 1972, è diventato un classico del rock.
L’altro brano contenuto sempre nel primo lato del disco e che è diventato una HIT memorabile “NEW YEAR’S DAY”, invece è stato scritto da BONO come una canzone d’amore per la sua sposa ma che poi è stata trasformata in un inno al movimento polacco di Solidarnosc. Qui è il basso di Clayton a farla da padrone e a guidare il pezzo che si alterna tra la melodia del piano e il solo di chitarra bellissimo. Tra l’altro è stato il primo singolo dell’album ad entrare nella TOP TEN inglese.
Il resto del primo lato, dopo questi due pezzi, passa quasi in secondo piano ma sia “SECONDS”, che “LIKE A SONG…” e “DROWNING MAN” ci mostrano un altro aspetto del gruppo con atmosfere acustiche e suoni più introspettici e riflessivi contrapposti all’aggressività dei testi e alla potenza della ritmica.
Girando il disco troviamo in apertura “THE REFUGEE” e ancora THE EDGE con le sue bellissime trame di chitarra e il suo stile inconfondibile. Subito dopo una delle più belle composizione del gruppo: “TWO HEARTHS BEAT AS ONE”. Qui Bono con la sua voce si supera sulla ritmica tagliente, fino a diventare nel ritornello irresistibile. Un vero classico che oltre ad entrare in classifica divenne anche un must in tutti i dance floor del periodo. Con “RED LIGHT” un classico pezzo rock troviamo la presenza ai cori di membri dei THE CONONUTS che intervengono a dare una mano alle voci. “SURRENDER” è un brano post-dance (scusatemi l’etichetta), molto ballabile e in chiusura “40” che sembra sia stato creato in chiusura delle sessioni di registrazione dell’album in poco meno di un’ora. Infatti Adam Clayton aveva già lasciato lo studio e “THE EDGE” suona sia la chitarra che il basso mentre Bono canta il testo ispirato al Salmo 40 della Bibbia.
Dopo l’uscita del disco gli U2 cominciarono un lungo tour a sostegno di “WAR” dal quale fu realizzato un film concert “LIVE AT RED ROCKS” e un Ep dal vivo “UNDER A RED BLOOD RED SKY” che confermò la potenza dei live acts della band e dell’enorme successo degli U2.
Una curiosità sulla copertina del disco. Il ragazzino che compare sulla cover di WAR è lo stesso della copertina dell’album BOY del 1980. All’epoca del primo album degli U2 aveva solo 5 anni. Per lo scatto di WAR invece 8. Oggi ha 37 anni e si chiama Peter Rowen. Il fotografo è il grandissimo ANTON CORBIJN per la band e IAN FINLAY per il ragazzo in copertina.
Then and now: Peter Rowen was a child when he first was photographed for two U2 albums.
…I can’t believe the news today
Oh, I can’t close my eyes
And make it go away
How long
How long must we sing this song…
Giuseppe Bellobuono