Judas Priest, Defenders of the Faith
1984, CBS
Copertina di: Doug Johnson
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“Defenders of the Faith” è il nono album in studio dei Judas Priest, uscito nell’agosto 1984. Rappresenta uno dei lavori più potenti e rappresentativi della band britannica durante gli anni ’80.
L’album segna l’apice del sound heavy metal classico dei Judas Priest, con riff taglienti, assoli virtuosistici delle chitarre gemelle di Glenn Tipton e K.K. Downing, e la voce inconfondibile di Rob Halford che spazia dai registri più acuti a quelli più potenti. La produzione è cristallina e massiccia, perfetta per l’epoca.

Brani iconici:
- “Freewheel Burning” (opener esplosivo)
- “The Sentinel” (uno dei classici della band)
- “Love Bites” (ballad che raggiunse le classifiche)
- “Jawbreaker” (puro heavy metal)
Curiosità interessanti:
- È stato il primo album dei Priest a entrare nella Top 20 delle classifiche americane
- “Love Bites” fu uno dei loro maggiori successi radiofonici, dimostrando la capacità della band di creare hit melodiche senza perdere la potenza
- Rappresenta l’ultima collaborazione con il produttore Tom Allom prima del cambio di sound degli anni successivi
Un disco fondamentale nella discografia del metal britannico!

La copertina di “Defenders of the Faith” fu realizzata dall’artista americano Doug Johnson, che aveva già collaborato con i Judas Priest per l’iconico “Screaming for Vengeance” (1982).
La copertina presenta una creatura colorata simile a un transformer chiamata “The Metallian”, descritta come una creatura d’assalto terrestre con corna di ariete, dall’aspetto felino, dotata di mitragliatrici Gatling e cingoli da carro armato, il tutto concettualizzato dalla band stessa.
Johnson adottò una fusione avvincente di alcune delle arti visive più sorprendenti del secolo precedente: geometrie Art Deco futuristiche ed eleganti, una brillantezza pop art audace e stranezze underground eccentriche, il tutto infuso con l’atemporalità onirica dell’art naïf.
La copertina posteriore contiene il messaggio: “Rising from darkness where hell hath no mercy and the screams of vengeance echo on forever, only those who keep the faith shall escape the wrath of the Metallian… Master Of All Metal.“, che riflette perfettamente l’atmosfera epica e combattiva dell’album.
Il Metallian divenne un’icona visiva fondamentale nell’immaginario dei Judas Priest, rappresentando la potenza meccanica e la forza distruttiva del loro sound heavy metal.
Curiosamente quella dei Judas Priest non è la prima copertina di un album a ritrarre un soggetto a metà tra un animale e una macchina da guerra. L’album Tarkus di Emerson, Lake & Palmer del 1971, infatti, mostra in copertina l’essere omonimo: un incrocio tra un armadillo gigante e un carro armato.

I Judas Priest ed Emerson, Lake & Palmer hanno ovviamente ben poche somiglianze dal punto di vista musicale, ma stranamente questi due album appartenenti a generi e decenni diversi hanno in comune delle copertine nate da idee simili che sono delle vere opere d’arte tanto belle quanto la musica contenuta nei rispettivi dischi.

